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al testo di Francesca Lavinia Ferrari
La tua mano sostiene il mio respiro
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Sestina
La tua mano sostiene il mio respiro
La tua mano sostiene il mio respiro che si calma soltanto alla tua voce mentre il ventre si muove ad onde larghe e la pelle di latte si distende sopra il cuore e il tumulto delle palpebre sognanti quel futuro di follia
di noi, soltanto noi, ché la follia - intesa delle labbra e del respiro sospinto a pelo d'acqua sulle palpebre - scatena angeli e demoni di voce sconvolge il fiato e l'anima, distende il corpo, il pathos, l'eros delle larghe
lingue di fuoco ai seni, delle larghe lenzuola bianche e nere, ché follia sconvolge, solo morte ci distende. Amore, tieni forte il mio respiro gustami nelle viole della voce che ti poso sull'alba delle palpebre
assorte sul contrario. Le mie palpebre sul rivolo che forma ciocche larghe di biondo e di piacere, danno voce ai lampi dei tuoi occhi, alla follia incendiaria dei boschi di respiro che mi soffi sul viso e che distende
i nervi delle querce, ci distende sul raso delle foglie, delle palpebre ed ogni bacio caldo, ogni respiro dimentica il passato. Sono larghe le ore che ci separano, follia questa brama di carne, poi di voce
tanto che questo giorno non ha voce se non torni con l'aria che distende le mie ali flosce d'olio. E' una follia pensare di vederti oltre le palpebre adesso, senza spazio, sulle larghe lingue, mentre mi togli ogni respiro.
Voce dei sensi, grida! La follia distende sul mio corpo vele larghe. Respiro, non svegliare le mie palpebre...
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Cristiana Fischer
- 27/10/2013 14:16:00
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Amo la figura piegata un po dalla vita e la penso divina, nata da un arbusto, un sano verde che sincurva al vento e che...
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Francesca Lavinia Ferrari
- 27/10/2013 13:12:00
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(...)
Dora, amuleto, un orecchino e una ragazza
(non mi ricordo s’erano già parte
della mia persona, parole del mio
lessico incosciente).
Ora la rivedo così, dentro una lente rosa
(per un momento forse, poi mi vergognerò
e tento d’incalzarmi con l’occhietto
benevolo del sapiente amico che diceva:
non mollare, facile è dire, ma fare il dire,
ecco l’impegno e l’orbita del genio).
(...)
da Il fiore di Ofelia, A. Ederle
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Cristiana Fischer
- 27/10/2013 10:01:00
[ leggi altri commenti di Cristiana Fischer » ]
ho sempre apprezzato i lavoratori della sestina, conosci Arnaldo Ederle?
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Francesca Lavinia Ferrari
- 27/10/2013 05:27:00
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Ciao Cristiana, hai colto nel segno. Di solito i miei testi sono un mélange di infinito/presente, sogno/desiderio/realtà. Questo testo in particolare, segue la metrica della sestina medievale (Arnaut) in cui le parole alla fine degli endecasillabi vengono ripetute ciclicamente secondo uno schema preciso. La difficoltà in questo tipo di composizione è rappresentata dalla ridondanza e dalla ripetitività e la bravura dellautore sta nel farla sentire il meno possibile. Io ho puntato sullatmosfera amorosa e sognante.
Un caro saluto, F.
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Cristiana Fischer
- 26/10/2013 23:41:00
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continui spostamenti, qualcosa parla, e qualcosa non è un soggetto, è unione di appercezione e evidenza è così? non vado più avanti, è questo che fai?
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